venerdì 30 maggio 2014

Vecchio dell'Alpe stile di vita



E' arrivato un tecnico nuovo. Romano, 35 anni. E' simpatico ma è uno di quelli che pensano di essere più simpatici di quello che sono. Io lo sapevo che il momento doveva arrivare, lo percepivo nell'aere, lo annusavo colla mia canappia (che, ricordiamoci: "Amo', se dici de no, sparecchi e se dici de sì, affetti er pane"). Però in questo circo psichiatrico è uno dei pochi che non vedrei bene grattato via dall'asfalto eccetera eccetera e quindi me tocca.

Lui: "Ma come fai a conoscere così bene Roma?"
Io: "C'ho vissuto, contando diversi periodi, per qualche mese. Ci abitano alcuni miei parenti, andavo a trovarli, mi feci un giro d'amicizie e d'estate ci tornavo spesso. Mentre invece mia moglie c'è nata e cresciuta per 16 anni e quindi ogni tanto torniamo"
Lui: "Dove stavi?"
La prendo larga: "Roma Nord"
Lui: "Ahah, anch'io. Io so' di Grottarossa"
(pensiero: "Fiùùù, m'ha detto la zona, non la frazione, dai che la sfanghiamo) Io: "Ah, conosco, dove han trovato la Mummia". Poi, incauto, aggiungo: "Io stavo alla Marcigliana"
Lui: "Io a Saxa Rubra, vicino alla Rai. Presente?"
Io, che lo sapevo, che lo sapevo, che lo sapevo che sarebbe andata a finire così: "Più o meno"
E poi, eccola, come Damocle se la sentì sulla collottola: "E tu dove stavi alla Marcigliana?"
(pensiero: "Rassegnati Filippo, rassegnati"): "Settebagni"

Gente, siamo nel 2014, viviamo in comode case con la luce, l'acqua corrente, il gas a rete. Abbiamo una. due, anche tre famiglie. Stasera uscirete, riderete, ballerete, canterete, forse v'innamorerete. Ma ricordatevi sempre che anche nel 2014 (in lettere: duemilaquattordici) al solo sentire "Settebagni" c'è ancora chi risponde "Poi t'asciughi".

E quell'infame così rispose.

La prima volta che sentii quella divertente (...) espressione non sapevo ancora scrivere.

Eravamo nella sala di compressione del gas e ho sentito un irresistibile impulso ad accendermi una mozzica. E quando succederà, perché succederà, voi saprete che non l'ho certo fatto per futili motivi ma perché, al culmine dell'abbruttimento fisico e mentale, c'è chi m'ha risposto "Poi t'asciughi".

Voi capite che in ambienti come questo, l'ultimo problema sarà calarmi per tre giorni nelle viscere della terra a respirare metalli pesanti?

P.S.
Se poi vogliamo aggiungere dolore al dolore, l'altro ieri mammà m'ha scritto che Emma "ha il mento da streghetta". Ma come posso continuare a rapportarmi con gente così malvagia? Il progetto nonno di Heidi procede a tappe forzate.

giovedì 22 maggio 2014

Giornate dure


Prendo spunto dal quinto punto dell'ultimo post della grandiZZima Brioche a cui mando un grande e sentito abbraccio. Parla di storie di emigrazione, mettendo inizialmente in chiaro che

"[...]sono pur sempre una migrante fortunata, arrivata qui su un comodo aereo, con un contratto e la prospettiva di una vita normale a tempo limitato. Non ho avuto bisogno di un permesso di soggiorno né di un permesso di lavoro per poter rimanere: queste cose mi sono garantite per nascita, senza fatica. Ok, vivo in un convento e già questa mi sembra una bella penitenza o pena del contrappasso, ma ancora mi è ben chiara la differenza tra queste vicissitudini fastidiose e il dramma di chi viene dal mare, disperato: il mio alla fin fine è un racconto da poco, lo sappiamo tutti. [...]"

e io sono ancor più fortunato di lei perché il mio lavoro è stabile e comunque mi sono portato un pezzo, il più importante della mia vita, con me. Anche se poi durante l'anno passo mesi interi senza vederla. Quindi, continuando a citarla, rafforzo il suo:

"Fatte queste debite premesse, che spero mi scagionino da ogni forma di confronto con ben altre questioni"

Il punto 5, dicevamo...

"5- Il bilancio tra cosa si è guadagnato e cosa si è perso stando qui, in termini umani, di relazioni sociali, di amicizie perdute o nate: un gioco (o giogo) quotidiano."

Ecco, questa situazione sta diventando vieppiù frustrante e sta iniziando seriamente a pregiudicare la mia qualità della vita. Tra le altre cose, ho disturbi del sonno, che per uno come me che diceva "Vabbé, buonanotte" e in trenta secondi era nel regno di Morfeo, che non si svegliava MAI, che dopo quattro-cinque ore di nanna era nuova di pacca sono una roba inconcepibile (e infatti non ci crede nessuno).

Senza sconfinare nel francescanesimo o nell'hippismo QUEL tipo di rapporti umani, QUEL tipo di relazioni sociali, QUELLE amicizie sono il metro di paragone con cui giudico, misuro e valuto la qualità della mia vita. Qualche amicizia me la sono fatta anche qua, tante conoscenze me le sono fatte anche qua ma in termini umani, veramente umani, qualitativi?, è come paragonare un bicchiere d'acqua ad un oceano. E a me del conoscere gente tanto per conoscerla, restando sulla superficie del rapporto oppure, peggio ancora, perché un domani potrei trarne un vantaggio non me ne frega proprio una sega.

- Mi chiedo se il problema non sia dentro di me, poi però mi ricordo che nella vita precedente, perché sembra veramente una vita precedente, ero consapevole e lo dicevo, forse l'ho scritto anche qui, di essere "fortunato".

- M'interrogo sul fatto se quello che mi pesa non sia che là ero il Re e qua solo uno dei tanti. Mi rispondo che non è vero che là ero il Re, però ero circondato da persone a cui volevo e che mi volevano, con diverse sfumature, sinceramente bene. Che stimavo e mi stimavano. Che aiutavano e mi aiutavano. Qui quando non sono sconosciuti, sono persone che vedrei bene mentre le grattano via dall'asfalto dopo che sono state arrotate da un autotreno.

- Io, che venivo "accusato" di non incazzarmi mai abbastanza, se non in quelle quattro/cinque occasioni che bastavano per il resto dell'anno, mi accorgo di essere sempre sul filo della sbroccata. Basta qualsiasi piccolo inconveniente - dalla connessione che salta a qualcuno che mi sfiora - per farmi esplodere. Peggio ancora, alle volte faccio apposta a crearlo, solo per sfogarmi. Ci sono dei giorni che mi sto sul cazzo da solo per quanto sono irritante.

- Ne parlo con altri e tutti, indistintamente, mi dicono che "questa esperienza ti rafforzerà" ma io ho in mente altri tipi di rafforzamento. Penso di essere abbastanza predisposto, nei limiti dell'esistenza di un giovane uomo occidentale, ai sacrifici, ai dolori, in generale alle difficoltà. Non mi spaventano ed è vero che affrontandoli mi sono rafforzato. Ma se per rafforzarmi sotto il versante degli affetti, debbo perdere tutta quella sensibilità che penso di avere o di avere avuto e diventare uno dei tanti stronzi GordonGekkoWannabe ne faccio volentieri a meno. Molto volentieri a meno.

- Quel discorso sulle radici che ciclicamente scrivo posso anche fingere di non essermelo fatto, posso anche cercare di allontanarlo ma poi, basta un attimo di deconcentrazione, ed eccolo ricicciare. Forse è tutto qua.

Sono le serate di giornate dure, senza consolazioni.

mercoledì 14 maggio 2014

Palla di lardo


                                          

Sala relax (relax...) dell'impianto. Un computer per chi non ha il notebook, due grandi tavoloni, dove collegarsi ad internet oppure leggere i quotidiani e le riviste delle tre nazioni "estere" che affollano questo luogo di disperazione. Nell'impianto ci sono due neri (su 256 persone), entrambi italiani per matrimonio. Uno di questi, Jean-Aimé, quando prende possesso del computer non lo smolla manco se gli altri iniziano a sparare. Ieri ad un suo collega è scesa la catena e ha iniziato ad incazzarsi. Ecco, diciamo che stante i fisici dei due era dai tempi di King Kong contro Godzilla che non si vedeva una scena del genere. Roba che se fossero arrivati alle mani, toccava attivare le procedure anti-incendio, data la quantità di energia cinetica che avrebbero generato. Il guardiano della sicurezza interna, che invece è più simile ad un barattolo di Nutella ma di quelli piccoli, si prende, come dire, un filo (marrone) di paura e chiama la Jandarma (polizia turca).

Quando i solerti tutori dell'ordine arrivano, Jean-Aimé è andato a dormire e l'altro ha iniziato il turno. Aprono la porta come i Navy Seals irruppero nel covo di Bin Laden, urlando (relax...) in turco. Alzo la testa e abbasso i maroni, pensando "finiscono di rompere i coglioni quelli dentro e arrivano quelli fuori" quando questi partono a passo spedito, mi superano e vanno nell'altro tavolone che io non vedevo perché tra i due c'è l'emeroteca, e ricominciano ad urlare in turco. Mi alzo ed ecco che come nei migliori B-Movie sono riusciti a beccare l'unico altro nero dell'impianto. Rido. Mi guardano malissimo in quattro. Mathieu, il guardiano e i due poliziotti. Gli chiedo se sanno l'inglese, annuiscono, gli spiego che lui non c'entra niente e che è l'altro ad aver questionato, gli racconto come sono andati i fatti e che comunque è tutto a posto, loro guardano malissimo il guardiano (il mio mezzo dollaro bucato sul fatto che lui gli abbia detto che si stavano pigliando a noci), si scusano (!!!) e se ne vanno insieme al guardiano. Guardo Mathieu, gli sorrido, mi chiede perché sono andati a prendere proprio lui. Penso "Vabbé, ma allora non hai capito proprio un cazzo" ma coll'ultima stilla di umanità che questo gulag mi ha concesso, gli dico: "Ti hanno confuso con Jean-Aimé che è nero come te" - "Ehi, non siamo tutti uguali solo perché siamo neri. Perché devi essere raSSista?"

Ormai da Palla di Lardo mi separa solo il soprannome. C'è solo da capire chi sarà il mio Joker.


Aggiornamento delle 13.51

Vado al cesso, ce n'è lì uno a lavarsi le mani, entro in uno scompartimento, non faccio in tempo ad abbassare la zip che..."La poooooorta!". Il giovin signore, probabilmente digiuno di spogliatoi, campeggi, varie ed eventuali s'irritava molto perché girato di spalle e in un cesso per soli uomini non ho chiuso la porta. Ignoro cosa potesse vedere e se anche avesse potuto vedere cosa sarebbe successo. Ecco, lui potrebbe essere il mio Joker.

venerdì 9 maggio 2014

Mi raccomando



Aeroporto capitolino. Sala d'aspetto della pista di decollo per gli aerei privati.

"Comunque Vale, tienimelo d'occhio perché è un mese che va avanti a parlarmi di un'ingegnerA spagnola..."
"...basca, te l'ho già detto mille volte. Basca. Padre di San Sebastian e madre di Ustaritz..."
"...sgrunt..."
"...quindi tecnicamente franco-spagnola. Ma comunque basca. Puta Espana y puta Madrid"
"Finito di rompere il cazzo?"
"Precisavo"
"Beh comunque, c'è 'sta cazzo di ingegnerA"
"Sì, beh, non parlarne così che sai com'è...saremmo circondati da miei colleghi"
"Alooooooora, c'è 'sta ingegnerA che dopo che me ne ha parlato per un mese, l'altro giorno me l'ha fatta vedere"
"Sì, ma guarda che la conosce anche lei"
"Eh, se l'hai vista anche te" - pausa - "dimmE se nun è una di quelle mezzefighe che je piacciono a lui" - "Secca che quanno fa la doccia deve sta' attenta a centra' li schizzi, bianca che co' 'na candela je fai la radiografia..."
"...ehi, non permetterti, bruta..."
"...e le caviglie ne vogliamo parla'? Pare che se spezzeno ad ogni passo. E anche come se veste, ma come se veste??? Daje Fili', sembra 'na tossica. 'N po' de buongusto, almeno quello"
"...diafana, meravigliosamente diafana" dico con (studiato) sguardo sognante
"Vai avanti a fare il cretino. Capito Vale? Mi raccomando,,."

Ci giriamo verso la Vale che nel frattempo s'era appoggiata al muro e col tipico colorito porpora ci chiedeva il permesso per scoppiare a ridere per sempre.

Tra un'ora inizio il turno. Dei prossimi tre mesi.

P.S.
"Secca che quanno fa la doccia deve sta' attenta a centra' li schizzi" è l'alternativa a "Secca che quanno va al lago, e papere je butteno 'r pane"

mercoledì 7 maggio 2014

Tutto normale. Tutto assolutamente normale.



Io e la Vale alla macchinetta del caffé a parlare malissimo di tutti quelli che lavorano in "sto posto del cazzo" e di come la vita difficile e la natura matrigna ci costringano in "sto posto del cazzo". Arriva l'operatore. Indonesiano, se può interessare. Apre la macchinetta per svuotarla dalle monetine.

Problema

Testo

Le monete (5 baisa, 10 baisa, 25 baisa, 50 baisa) sono ovviamente mescolate. L'indonesiano reca in mano il contenitore delle monetine e un bagaglio con quattro cilindri cavi ognuno con un diametro corrispondente al diametro delle monete. L'operatore deve inserire le monete dello stesso valore racchiuse nel contenitore nel cilindro dal diametro corrispondente e il bagaglio dirà quante monete di ciascun valore esso contiene attraverso la scala graduata di ciascun cilindro cavo.

Dati

n monete da 5 baisa
n monete da 10 baisa
n monete da 25 baisa
n monete da 50 baisa
Bagaglio autocalcolante

Risolvo

Rovescio il contenitore delle monetine per terra, faccio andare le monetine ovunque: sotto la macchinetta, giù dalle scale, tra i piedi della coppia di inspiegabilmente costernati lavoratori al mio fianco, sotto la fotocopiatrice, financo nell'ufficio di fronte. Poi, con assoluta nonchalance, pulisco l'intera regione di Al-Sharqiyya colle ginocchia, probabilmente chiedo anche un lasciapassare orario all'Iran, mentre raccolgo monetine e le infilo nel bagaglio.

Risposta (della Vale)

"Filippo, perché quella faccia? Mi sembra normale che quando non bastano i nostri, li andiamo a prendere da fuori, per mantenere stabile il livello. Del resto ogni sistema tende all'equilibrio."

lunedì 5 maggio 2014

Proseguendo...



Quasi sempre le mail di lavoro tra tecnici sono scritte in un italiano spaventoso. Quasi sempre faccio finta di niente, fondamentalmente perché non me ne frega un cazzo e ho già abbastanza menate.

Oggi il più illetterato di tutti ha il coraggio di scrivere:

"Gli apostrofi non costano nulla. Adoperateli. Magari assieme al resto della punteggiatura; che aiuta a capire che cosa cazzo volete dire."

Poi la mail prosegue e tre righe sotto

"[...]chissà come mai nella 3C, le uniche che non vengono mai regolate siano le valvole di spurgo[...]"  

P.S.
Le due righe copincollate dalla mail (di lavoro, eh, non tra amici di vecchia data) fanno anche capire l'ambientino. Sempre per ricordarvi perché ogni tanto scapoccio.