sabato 15 settembre 2012

Il corso - La seconda settimana

Premesse

Sesso - In pubblico non mi piace parlarne. Detesto parlarne coi maschi, soprattutto se in gruppo, con qualche donna lo accetto ma come normale argomento di conversazione, senza enfasi. Online sono un po' più "aperto" ma forse perché scelgo con chi parlarne.

Trans - Io sono rimasto old style. Se ti piacciono i magli perforanti, sei gay. Punto. Poi puoi truccarli, imparruccarli, siliconarli, farli diventare degli Alvaro Pereira con le bocce ma rimani sempre gay. Ma anche qui: va benissimo e non c'è nemmeno di categorizzare, l'importante è che non mi si venga a dire: "Nono, ma io sono etero".

Fine

Da mercoledì sono affiancato ad uno che ha la mia età e che è il superiore in grado, il mio referente, il vice-dominus. Come tutti sapete, nelle grandi aziende il vice-dominus è il dominus operativo, il dominus vero e proprio si limita a dire: "Ci pensa lei?". Questo a scuola deve essere stato un mezzo genio e anche sul lavoro è uno che il suo lo sa fare e anche alla grande per quel poco che ho capito. Qui però finiscono i suoi pregi.

Dopo DIECI minuti che ci conoscevamo mi dice: "Oh, venerdì sera c'è una festa in una villa a X, vieni?!?" - "No, guarda, venerdì sera ricomincio la stagione di Texas Hold Em, dovrei mandare all'aria i piani di troppe persone" - "E' pieno di figa" - "Ormai sono obiettore di coscienza, sono fidanzato da cinque anni e rotti (pensiero: "soprattutto rotti". Scherzo!) - "Porta anche lei". Lì è bastato il mio sguardo, old-style anche quello, per fargli capire che era il caso di finirla lì. Poi ho capito.

Questo in tutta l'azienda non se lo calcola NESSUNO. Non è che non gli chiedono se viene a bere il caffè insieme, non gli chiedono proprio niente. E' un ectoplasma, un ologramma, non esiste. Praticamente m'ha cooptato a tradimento. In tre giorni, da mercoledì a venerdì, è passato dalle feste alle donnine ai trans. Il tutto dettomi con nonchalance, come se ci conoscessimo da una vita.

Ha passato i primi 24 anni della sua vita a studiare. Da allora pensa, parla, agisce ed omette solo di sesso. Assomiglia in maniera imbarazzante a Paolo Baroni, il Collosecco di Vacanze di Natale, uno dei due Marchesini Pucci di Sapore di Mare, lo Scarnicci di Vacanze in America (tre film da Oscar, ahahahahahah). Ho provato pure a chiedergli che squadra tifa, così, per cambiare argomento. "Milan, ma l'unica squadra che m'interessa è quella della figa".

I retro dei monitor dei nostri PC si toccano. Ogni tanto mi strizza l'occhio, per farmi capire che è mio amico. Avantieri, per esempio, m'ha mandato una mail con un bel video di gente che si pisciava addosso. Gli ho detto che non è il mio genere, era sconsolato. Ieri ci siamo fatti da Milano (più o meno) a Piacenza (più o meno), io al volante, lui sul sedile del passeggero. "Rimango etero, ma ultimamente con le trans faccio pure il passivo", ho rischiato di finire su Isoradio. "A causa di un incidente code a tratti nei pressi dell'uscita di Lodi". Iersera prima di salutarci mi ha detto: "Poi lunedì mattina ti racconto tutto" - "Non vedo l'ora!" - "Oh, ma allora sei sicuro di non volere venire?" - "Nono, ti ringrazio" - "Poi lunedì ti racconto tutto" - "Eh, te l'ho detto, non vedo l'ora" - "Allora dammi il tuo numero di cellulare, che stanotte o domattina se la festa sarà particolarmente caliente ti mando un sms oppure ti telefono!" Che soddisfazione avere un amico così!

Questo è l'unico con cui sono sicuro di finire in squadra assieme nel Sultanato e sarà quello a cui dovrò rendere conto di TUTTO. Mi sa che gli Alvaro Pereira con le bocce inizierò a vederli sotto una luce nuova...

sabato 8 settembre 2012

Il corso - La prima settimana

L'estate è passata bene. Licenziatomi al 31 luglio e impossibilitato ad andare in vacanza, dato che la morosa lavorava, mi sono fatto il mese di agosto modello Felix Supertramp oppure punkabbestia oppure clochard, fate voi. Su e giù dai treni, in bicicletta, tra laghi, boschi e città, insieme alla mia cagnona, girando per la Lombardia. Dire che mi sono divertito come un matto è dire poco ma non è di questo che il blog tratta e per cui vi dico: prima settimana di corso archiviata.

Io sono nato, ancor prima di averci lavorato, in una realtà produttiva in cui l'approccio al lavoro è estremamente pratico, dove si impara, osservando (Vam a ciapà i ciod lung inscè, vammi a prendere i chiodi lunghi così, mentre con le mani la lunghezza varia e se tu non hai seguito il lavoro del tuo "insegnante", non sai che chiodi andare a pigliare, col risultato che, se sbagli, i chiodi solitamente ti finiscono tra il capo e la nuca), schivando gli scherzi (Va in ofizina a ciapà una squadra tunda, ma se racumandi tunda, Vai in officina a prendere una squadra tonda - per chi non l'avesse capito: la squadra tonda è come la curva diritta) e s'impara sul campo. Niente di drammatico, basta stare attenti e sapersi ridere addosso, ben sapendo che le cazzate che inevitabilmente commetterai le hanno commesse loro decenni prima (tutti decenni che ora t'invidiano, beninteso) e i loro insegnanti decenni prima ancora. Ecco, stante tutto questo, potete immaginare quanto io sia propenso ad imparare un lavoro stando seduto sui banchi mentre qualcuno in giacca e cravatta mi parla di trend, safety, brand, customer care, advertising, mission, stability e tutte queste belle cose. Però vabbé, durerà poco quindi facciamocelo piacere.

La prima mattinata è stata drammatica: ci hanno fatti sedere in cerchio (cioè, sulle sedie, non è che stavamo giocando alla bella lavanderina) e ognuno parlava di se, per conoscersi e fare gruppo (team up, come dicono loro). Ad un certo punto sembrava di essere all'Anonima Alcolisti. Sono Filippo e sono pulito da otto giorni. Poi al pomeriggio è arrivato uno scemo di cui sopra e ha iniziato a sparare termini anglofoni inframmezzati a qualche vocabolo in lingua madre. I ragazzi sono tutti tra il simpatico e il molto simpatico, io in particolare vado d'accordo con due che, incredibilmente, sono ingegneri, cioè appartengono a quella categoria di personaggi che, mi autocito, partoriscono quesiti demenziali, vivono nel loro mondo di momenti delle forze e generatori trifase, dove tutto ha una spiegazione razionale. Non sanno accettare l' estemporaneità, la fantasia, tutto deve essere spiegabile e se qualcosa esce dalle loro gabbie psico(pato)logiche non riescono a farsene una ragione e affettano le gonadi a tutti quelli che gli stanno attorno. 

Una è una ragazza ventisettenne che chiameremo fanciulla, l'altro è uno splendido trentenne che chiameremo Il Somaro. Siamo già in grandissima sintonia, tutta basata sull'ignoranza, ovviamente. Con lei ci siamo conosciuti perché il primo giorno mi ha candidamente chiesto di riaccompagnarla a casa perché aveva l'auto dal meccanico. Martedì pure. Mercoledì temevo che il meccanico avesse avuto un malore. Giovedì ho realizzato che ormai al meccanico restavano poche ore di vita. Venerdì mi ha detto: Lunedì mattina riesci a venirmi anche a prendere? Povero me(ccanico). Comunque, a parte questo, le voglio già beniZZimo, anche perché mi ha subito dato del cretino al primo giorno, visto che, per evitare malintesi, le ho specificato di essere fidanzato, nonché indossatore di cintura di castità maschile.

Il Somaro è il Somaro, senz'altro aggiungere. Adesso vi devo dire una cosa ma preciso, a mia parzialissima discolpa, che mi vergogno come un ladro, come uno scippatore di pensioni, come un falso impiegato dell'Enel a pensare che la leggeranno delle donne, perché, pur avendo fatto ridere Il Somaro per cinque minuti buoni (di quelle risate che ti fanno male i due linfonodi ai lati della nuca. Voi vi chiederete: ma che ne sai tu dei linfonodi ai lati della nuca? Ragazzi, io da adolescente slinguazzavo come una cagnona che ha appena partorito e finii col contrarre la mononucleosi, altrimenti detta malattia del bacio, che mi trasformò questi due linfonodi in due bocce da biliardo e da allora ogni risata prolungata mi provoca dolorini proprio lì), è di una volgarità che, giuro, non mi appartiene o forse sì, negli angoli più reconditi della mia anima.
Martedì mattina entra la prof di inglese tecnico. Alta, bionda, cerulea, magra, zigomi alti, trucco calibrato al millimetro, completo con gonna grigia e camicetta bianca.
Mi giro verso Il Somaro e gli faccio, con assoluta nonchalance: "Sembra una di quelle pornostar tedesche, quelle che ti danno il culo ma non la bocca". Ecco, io pensavo che manco fosse una battuta, ma una semplice constatazione. Lui dopo 10 secondi era cianotico. Poi è esploso, mentre io lo guardavo e ghignavo, di quel ghigno imbarazzato. Le risate si sono spente, a calci, dopo cinque minuti. Fortuna che siamo all'ultimo banco (toh!) e quindi, nonostante le limitate dimensioni della "classe", i fendenti si vedevano sì ma soprattutto no.

Giovedì, stanchi della mensa, siamo andati tutti e tre a pigliare la pizza. Una pizza bianca: quattro euro e cinquanta. Benvenuto a Milano. Io ho le mani bucate, infatti grazie al cielo i cordoni della borsa sono in mano alla morosa, però se v'è una cosa che detesto è gettare via i quattrini in questo modo. Preferisco buttarne via cento euro su Inter-Cagliari due fisso che uno (4,5-3,5=1) per una pizza bianca. Tutto questo per dirvi che stavo avendo un colpo apoplettico quando la solerte donzella mi dice: C'è anche una bibita in omaggio. Io: Ahhh!!! Pensavo un passamontagna. I due mi chiedono come mi escano certe bombe e mi dicono che sono sprecato a fare l'idraulico, dovrei fare il comico, anche se il mio surrealismo (sono ingegneri...) è ormai superato come genere comico. Esistono comici italiani nel Sultanato? No. Quindi sarà il caso di continuare a girare tubi.

Venerdì in mensa uno dei magnifici sette mi fa: "Io comunque non ci credo che tu gestivi sette persone, sei troppo scemo". Forse con un altro carattere gli avrei infilato un coltello nelle costole e gli avrei fatto cadere gli occhi, scavando con la forchetta dentro le orbite. Però voglio pensare che me l'abbia detto a mò di battuta. Sta di fatto che venerdì pomeriggio, in culo a tutti (e soprattutto a quella di Inglese tecnico), sono stato il migliore nel primo test di Inglese tecnico.